Accessibilità: progettare per non lasciare indietro nessuno
Rendere il web accessibile è una responsabilità progettuale e un dovere normativo, non un’opzione.
Written by Maria Agata Salamone
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Sono oltre un miliardo, secondo la World Health Organization, le persone che vivono situazioni di disabilità. In Europa, si stima che circa 87 milioni di persone abbiano disabilità che impattano direttamente sulla loro interazione con i servizi digitali. Eppure, l’esperienza online resta spesso inaccessibile a chi ne avrebbe più bisogno. Secondo l’ultima edizione del progetto WebAIM Million, che analizza l’accessibilità di un milione di homepage, il 96,3% dei siti presenta errori gravi rispetto alle linee guida internazionali. Gli errori più comuni riguardano il contrasto dei testi, le alternative per le immagini, le etichette dei form e la navigazione da tastiera.
A livello globale si stima che circa il 15% della popolazione mondiale viva con una disabilità e una parte significativa di queste persone non accede a internet non per mancanza di connessione, ma per mancanza di accessibilità.
Queste non sono eccezioni. Sono numeri che mostrano un limite di progetto.
Per questo motivo, l’Unione Europea ha deciso di intervenire con la Direttiva (UE) 2019/882, nota come European Accessibility Act, che entrerà in vigore il 28 giugno 2025, diventando così un obbligo normativo.
Cos’è davvero l’accessibilità digitale
Accessibilità digitale significa progettare servizi e contenuti digitali in modo che siano fruibili da tutte le persone, indipendentemente dalle loro capacità fisiche, sensoriali o cognitive.
Secondo l’Articolo 2 della Legge 4/2004, si intende:
«la capacità dei sistemi informatici di erogare servizi e fornire informazioni fruibili, senza discriminazioni, anche da parte di coloro che a causa di disabilità necessitano di tecnologie assistive o configurazioni particolari».
Una definizione chiara che mette in luce il punto fondamentale: l’accessibilità non è un “plus”, ma una condizione necessaria per garantire pari diritti nell’accesso al digitale.
Cosa cambia con la nuova normativa UE
L’obiettivo della norma è estendere l’obbligo di accessibilità anche ai servizi digitali del settore privato, superando un limite importante delle normative precedenti, che in Italia si applicavano solo alla pubblica amministrazione (Legge Stanca, 2004).
Come specifica l'articolo 1 della direttiva:
“La presente direttiva stabilisce requisiti comuni di accessibilità per taluni prodotti e servizi al fine di contribuire al buon funzionamento del mercato interno.”
In concreto, riguarderà tutti gli attori della filiera digitale, pubblici e privati, che progettano, sviluppano, distribuiscono o erogano prodotti e servizi digitali accessibili al pubblico:
Operatori economici privati tra cui: siti web e app di e-commerce, servizi bancari online, di trasporto, di comunicazione elettronica, di media audiovisivi;
Fornitori di prodotti hardware e software legati ai servizi digitali: terminali per pagamento, ATM, dispositivi self-service, sistemi operativi, browser, lettori PDF;
Editori di contenuti digitali, ad esempio: eBook e software di lettura, pubblicazioni digitali in ambito educativo e culturale
Servizi digitali per il trasporto passeggeri tra cui: siti web, applicazioni mobili, biglietteria elettronica, info live;
EAA non si applica alle microimprese, ovvero quelle aziende che hanno meno di 10 dipendenti e fatturano meno di 2 milioni di euro. Mentre le imprese interessate dovranno garantire che i propri prodotti e servizi rispettino i requisiti funzionali di accessibilità, ispirati alle WCAG 2.1, ma estesi anche a contesti non solo web (come dispositivi fisici o software embedded). Il principio base è che l’accessibilità vada pensata fin dalla progettazione. Le imprese non conformi potranno essere soggette a sanzioni, a blocchi alla commercializzazione o a segnalazioni da parte degli utenti, attraverso canali istituzionali.
Il tema dell’accessibilità non è più rinviabile: è una sfida progettuale, ma anche una nuova opportunità per realizzare esperienze digitali più inclusive, funzionali e umani. Bandiera dell'Unione Europea
Accessibilità: una questione di diritti e strategia
L’accessibilità digitale non è solo un requisito tecnico o legale. È, prima di tutto, una scelta di progetto consapevole. Significa progettare per tutti, senza escludere. Ma anche migliorare la qualità dell’esperienza, ottimizzare la visibilità online e ridurre i rischi normativi.
Ecco perché non è solo una responsabilità:
Diritti
L’accessibilità è prima di tutto una questione di diritti umani. Escludere milioni di persone da un’app,
da un sito, da un servizio essenziale — solo perché non è stato progettato tenendo conto delle loro
esigenze — significa limitare le possibilità di partecipazione, di informazione, di lavoro. Non si tratta
di offrire qualcosa “in più”, ma di garantire un diritto fondamentale.
Performance
C’è poi un impatto concreto sul piano della visibilità online. Molti elementi che rendono un sito
accessibile — come l’uso corretto del codice semantico, i testi alternativi, la chiarezza dei contenuti
— contribuiscono anche a migliorare le performance SEO. Un sito accessibile è spesso anche più
leggibile per Google, più ordinato, più navigabile: in sintesi, più efficace.
Conformità
Infine, c’è una questione di conformità. Con l’entrata in vigore della normativa europea, non essere
accessibili può comportare sanzioni e blocchi. Ma anche tutelare la reputazione del brand: sempre
più utenti (e clienti) valutano le aziende in base al loro impegno verso l’inclusione. In un contesto
dove l’accessibilità sta diventando uno standard di mercato, non essere conformi significa rischiare
di rimanere indietro.
Cosa rende accessibile un prodotto digitale
L’accessibilità non è una funzione da attivare o una dichiarazione da pubblicare. È il risultato di un processo integrato e multidisciplinare in cui design, sviluppo e contenuti lavorano insieme per creare un’esperienza usabile da tutti. Rendere accessibile un prodotto significa pensarlo, progettarlo e svilupparlo in modo inclusivo fin dall’inizio. In particolare è un equilibrio tra:
Tecnologia: codice pulito, semanticamente corretto, compatibile con tecnologie assistive
Contenuti: testi chiari, alternativi, struttura coerente
È una pratica che richiede attenzione al dettaglio, collaborazione tra figure diverse (designer, developer, content creator) e un mindset inclusivo.
I pilastri dell’accessibilità secondo le WCAG
Le Web Content Accessibility Guidelines (WCAG) rappresentano lo standard tecnico di riferimento per la progettazione accessibile. La versione attuale, WCAG 2.2, si basa su quattro principi fondamentali:
Percepibile
Le informazioni devono essere presentate in modo che tutti gli utenti possano percepirle,
indipendentemente dalle loro capacità sensoriali.
Esempi: alternative testuali per immagini, sottotitoli nei video, contrasti visivi adeguati.
Utilizzabile
L’interfaccia deve essere facilmente navigabile e operabile.
Esempi: navigazione da tastiera, pulsanti cliccabili, tempo sufficiente per interagire con i contenuti.
Comprensibile
I contenuti e i meccanismi di interazione devono essere facili da comprendere.
Esempi: linguaggio chiaro, coerenza nella struttura, istruzioni esplicite nei moduli.
Robusto
Il prodotto deve essere compatibile con diverse tecnologie e dispositivi, inclusi quelli assistivi, e
funzionare correttamente anche in futuro.
Esempi: codice valido, uso corretto dell’HTML, aggiornamenti regolari.
Conclusioni
L’accessibilità spinge a fare scelte più consapevoli: strutture chiare, contenuti leggibili, interazioni intuitive. In altre parole, un buon design. Non solo estetica, ma funzionalità, coerenza, semplicità. Tutto ciò che rende un’interfaccia davvero usabile (e che spesso la rende anche più bella).
In questo senso, progettare accessibile significa anche progettare senza tempo. Un design accessibile è un design che dura: perché si adatta, perché funziona, perché mette al centro l’essenziale. Non insegue le mode, ma risponde ai bisogni. Non esclude, ma accoglie.
Perché un web ben progettato è quello che funziona per tutti. Anche nel tempo.